Il progetto dei Presìdi, negli anni, ha saputo costruire un piccolo grande universo alimentare che, anche grazie al contrassegno che accompagna e rende riconoscibili queste produzioni, è diventato un riferimento importante per operatori e consumatori. Nonostante ciò, c’è ancora chi considera questo universo una sorta di scrigno ad appannaggio di pochi fortunati che, in ogni caso, non può costituire un sistema di produzione replicabile su larga scala. In realtà, il numero di prodotti e produttori è in costante crescita e riguarda anche tanti alimenti di consumo quotidiano, il che lascia pensare che non esistano confini spaziali e sociali per la produzione e il consumo. Ne è un chiaro esempio il Presidio Slow Food dedicato alla produzione di olio extravergine nazionale di qualità, avviato nel 2015, che alla terza campagna produttiva ha radunato sotto un unico logo 60 olivicoltori italiani. Grazie al lavoro di selezione e di ricerca dei produttori operato direttamente sul territorio, abbiamo raggiunto angoli di questo Paese dove la cultura dell’olivo è ancora viva e caratterizza il paesaggio agrario. Abbiamo incontrato produttori che credono in una olivicoltura di qualità e rispettosa dell’ambiente, e che preservano il ricco patrimonio varietale italiano impegnandosi in primis a tutelare le piante secolari, più onerose da gestire e a rischio di abbandono. Li abbiamo convinti a mostrare ai consumatori quello che fanno attraverso lo strumento dell’etichetta narrante, raccontando la propria storia e filosofia aziendale e spiegando attraverso una narrazione di facile comprensione quelle che sono le caratteristiche dell’extravergine del Presidio.
Un olio ottenuto, come dicevamo, da varietà autoctone del territorio, piante secolari per almeno l’80%, e senza l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi o diserbanti chimici ma soltanto trattamenti a basso impatto ambientale che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. Inoltre niente raccolta da terra, uso di reti permanenti, impiego di prodotti cascolanti, ma agendo sempre nel rispetto delle piante.
In un mercato dominato dai grandi marchi commerciali che impongono regole e prezzi e che non danno alcuna informazione su origine e qualità produttiva dell’olio imbottigliato, abbiamo deciso di dare una indicazione di trasparenza invitando i produttori aderenti a indicare non solo le varietà di provenienza, ma anche l’annata agraria di riferimento e il frantoio utilizzato (rigorosamente a ciclo continuo).
Il lavoro è appena iniziato e l’immenso patrimonio olivicolo italiano deve essere ancora esplorato pienamente alla ricerca di altri produttori, altri oli, altri esempi di una produzione territoriale tipica e sostenibile. Perché, come accade da oltre quindici anni, ogni produttore di Presidio è un modello, un simbolo dei molti altri produttori che quotidianamente resistono alla globalizzazione economica e culturale e che riescono ancora a conservare e mantenere paesaggi rurali e saperi tradizionali.
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Fonte: http://www.slowfood.it/slowine/produttori-olio/pietrasanta/
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La riserva di Torre Guaceto nonostante sia relativamente piccola (sono circa 1200 ettari che insistono nei territori comunali di Carovigno e in piccola parte di Brindisi), presenta una straordinaria varietà di ecosistemi protetti: la riserva marina, il litorale, la zona umida, la macchia mediterranea e le zone agricole. L’ente gestore della riserva, nato nell’anno 2000 e composto dai comuni di Carovigno, di Brindisi e dal WWF, l’associazione che sin dai primi anni settanta opera a favore della difesa di questo territorio, si è sempre preoccupata di valorizzare tutte le componenti naturalistiche della riserva, ma in particolar modo ha cercato di rivitalizzare l’agricoltura tipica della zona, ben consapevole che solo un utilizzo pulito e giusto di questa risorsa può garantire la sostenibilità economica e la durabilità del sistema parco. Così è nato l’olio degli ulivi millenari della riserva, L’oro del Parco, rilanciando la coltivazione di quegli ulivi presenti nei 260 ettari a monte della statale che porta a Brindisi; così è nata la Comunità Slow Food del cibo di Torre Guaceto, che comprende allevatori e caseificatori, pescatori, contadini, tutti attivi all’interno dell’area protetta. A salvaguardia della biodiversità dell’area protetta è stato avviato anche un nuovo progetto: il recupero dell’ecotipo locale di pomodoro fiaschetto.
Questo pomodorino, dolce, succoso, serbevole, fa parte della storia gastronomica di queste terre: era la base per la passata che tutte le famiglie, anche quelle urbane, si producevano per l’inverno.
Non era pensabile utilizzare un altro tipo di pomodoro, magari più famoso, come il san marzano: nel Brindisino il sugo rosso della pasta è quello che deriva dalla passata di pomodoro Fiaschetto biologico. Eppure, nonostante questo radicamento, il pomodorino rischiava di sparire: troppo dispendiosa la coltivazione e soprattutto la raccolta, troppo scarsa la quantità di raccolto rispetto alla redditività dei moderni ibridi da sugo. Di qui la sfida, raccolta dall’ente parco, da un vivaista sensibile ai ragionamenti della biodiversità e da un agricoltore disposto al rischio della coltivazione organica dei pomodorini: perché così è stato deciso, quel che si coltiva nel parco deve essere biologico.
Visita le nostre pagine: Pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto Biologico | Passata di Pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto Biologica | Pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto in salsa Biologico
Fonte: https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/pomodoro-fiaschetto-di-torre-guaceto/
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